Descrizione
‘A GRAZIA: il culto di San Gennaro è da sempre radicato nella cultura partenopea ed è molto sentito ancora oggi dai napoletani che con il santo hanno un rapporto costante e soprattutto paritario: un costante dialogo, un rapporto confidenziale pari a quello che si avrebbe con un amico fidato. “San Gennaro, pensaci tu!” è un’invocazione che si ripete di fronte a preoccupazioni personali e collettive, eventi naturali e disastri. “San Gennaro, tu mi conosci, se mi potessi fare la grazia”, dice Massimo Troisi in uno dei suoi sketch più famosi. Lo invoca Nino Manfredi in Operazione San Gennaro e lo prega l’intera città che in lui vede un fratello a cui chiedere in caso di bisogno. Sia che siate credenti oppure no, tre volte l’anno il duomo di Napoli si riempie di fedeli per assistere al Suo ennesimo miracolo.
Le date prescelte sono il primo sabato di maggio, il 19 settembre, giorno della festa del Santo, e il 16 dicembre “festa del patrocinio di San Gennaro” in memoria della terribile eruzione del Vesuvio nel 1631, da lui bloccata.
Il suo sangue viene esposto di fronte a migliaia di cittadini e fedeli che col fiato sospeso aspettano (e sperano) che il sangue si sciolga. Cosa succede se non si scioglie? I napoletani cominciano a tremare perché è presagio di grandi sventure e la storia ce lo insegna: nel 1940 l’Italia prende parte alla Seconda Guerra Mondiale; nel 1943 i nazisti occuparono la città, nel 1980 il terremoto dell’Irpinia… per citarne alcune. E no, se ve lo state chiedendo, nel 2020 il sangue non si è sciolto!